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Creative process

Art therapy to treat Parkinson

Processi creativi

Arte-terapia per trattare il Parkinson

Il processo creativo della produzione di opere d’arte potrebbe avere significative ripercussioni terapeutiche per coloro che soffrono di malattia di Parkinson.

La malattia di Parkinson rappresenta la seconda patologia neurodegenerativa più diffusa dopo la demenza di Alzheimer, con circa dieci milioni di persone attualmente affette nel mondo. La malattia di Parkinson si caratterizza per la progressiva comparsa di disturbi molto invalidanti, quali lentezza, alterazioni posturali e difficoltà del cammino. Inoltre, i pazienti affetti da Parkinson possono sperimentare un vasto repertorio di sintomi non-motori, come ad esempio la depressione, l’ansia, l’apatia e svariate problematiche nella percezione visiva. Le terapie farmacologiche al momento disponibili consentono in genere un buon controllo di alcuni sintomi della malattia per diversi anni. Purtroppo, però, la malattia di Parkinson è ancora priva di terapie causali efficaci in grado di arrestare il sottostante processo neurodegenerativo. Con il passare degli anni, la disabilità accumulata dal malato ne riduce sensibilmente la qualità di vita. In questo contesto, approcci terapeutici complementari come l’arte-terapia costituiscono un crescente oggetto di interesse scientifico per via del loro possibile ruolo nel migliorare la qualità di vita del malato.

Un originale progetto di ricerca clinica è stato recentemente guidato da uno studente di dottorato dell’Università di Trieste, con la partecipazione di 18 pazienti affetti da malattia di Parkinson di grado lieve-moderato. Lo studio ha esaminato gli effetti indotti da 20 sedute di arte terapia attraverso un’estesa batteria di test clinici, psicologici e comportamentali. I progetti d’arte terapia sono consistiti principalmente nella produzione di arte visiva come pitture, disegni e murali.

I ricercatori hanno notato miglioramenti significativi nelle funzioni visive e nei movimenti oculari dei pazienti, ma anche nella loro funzione motoria globale. Tali cambiamenti si associavano peraltro a modifiche della connettività funzionale caratterizzate da una riorganizzazione delle reti neurali del cervello deputate al processamento dell’informazione visiva. Gli autori hanno ipotizzato che parte degli effetti benefici osservati nella funzione motoria del malato possano essere spiegati dai miglioramenti delle loro funzioni percettive. Insomma, un’informazione visiva più accurata e affidabile dell’ambiente in cui ci troviamo potrebbe migliorare il modo in cui ci muoviamo all’interno di esso. Questa scoperta stimola, più in generale, il dibattito scientifico circa il rapporto tra percezione e movimento.

    Al momento non lavoro per nessun itistuto (in cerca di lavoro/affiliazione). Reference completa: Alberto Cucca, Alessandro Di Rocco, Ikuko Acosta, Mahya Beheshti, Marygrace Berberian, Hilary C Bertisch, Amgad Droby, Tom Ettinger, Todd E Hudson, Matilde Inglese, Yoon J Jung, Daniella F Mania, Angelo Quartarone, John-Ross Rizzo, Kush Sharma, Andrew Feigin, Milton C Biagioni, M Felice Ghilardi “Art therapy for Parkinson's disease” Parkinsonism and Related Disorders 84, 148-154 (2021) DOI: 10.1016/j.parkreldis.2021.01.013.

    Autore del post: Ufficio stampa Università di Trieste

    Istituto di appartenenza: Al momento non lavoro per nessun itistuto (in cerca di lavoro/affiliazione).

    Ruolo: Press Officer - Brains in Italy

    Doi originale: 10.1016/j.parkreldis.2021.01.013.

    Link diretto alla fonte: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1353802021000298

    Articolo Divulgativo in Inglese:
    The creative process of art making may have significant therapeutic implications for individuals affected by Parkinson’s disease. Parkinson’s disease is the second most common neurodegenerative disorder after Alzheimer’s dementia, affecting approximately 10 million people worldwide. Parkinson’s disease is characterized by the progressive appearance of highly disabling symptoms, such as slowness, postural abnormalities, and gait difficulties. In addition, patients with Parkinson’s may experience a broad array of non-motor features, including depression, anxiety, apathy, and visual deficits. Available pharmacological treatments are aimed at symptomatic management. While generally effective for some of the disease symptoms, these treatments do not address the underlying progression of the disease which eventually worsens over time, thus progressively reducing patients’ quality of life. An original research project was led by a PhD student from the University of Trieste, which included 18 patients with mild to moderate disease. The study examined the effects of 20 sessions of art therapy through an extensive battery of clinical, psychological, and behavioral assessments. Art therapy projects mostly involved the creation of visual artifacts, such as paintings, drawings, and murals. Following art therapy, significant improvements were noted in patient’s visuospatial functions, eye-movements patterns, but also general motor function. Furthermore, an increased connectivity between neural networks involved in the processing of visual information was also observed. The authors hypothesized that the observed gains in patients’ motor functions may be driven by their improved perceptual skills. In other words, a more reliable and accurate visual perception induced by repeated art therapy training may explain, at least to some extent, why patients’ motor performance improved. These findings introduce the intriguing research question regarding the clinical link between perception and movement.